20 settembre 2024
Malattia di Alzheimer: a che punto è la ricerca e quali sono le terapie di cura
Il 21 settembre si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell'Alzheimer, istituita nel 1994 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il dott. Andrea Fabbo, geriatra che da molti anni lavora nel campo delle demenze ed è consulente scientifico del Gruppo Mantova Salus, ha fotografato lo stato di fatto della ricerca per trovare una possibile cura a questa malattia e sulle demenze in generale. Interessante in particolare lo studio recentissimo (pubblicato in agosto), che individua 14 fattori che possono prevenire o rallentare la degenerazione delle demenze.
Facciamo il punto sulle demenze, che a causa dell’invecchiamento della popolazione sono in continuo aumento.
In Italia ci sono circa 1.4 milioni di casi di demenza, a cui si sommano circa 1 milione di persone che sono nella fase che precede la demenza. A queste persone si associano circa 3 milioni di caregiver, ovvero personale che è interessato all’assistenza, come familiari o badanti.
In Italia ci sono circa 1.4 milioni di casi di demenza, a cui si sommano circa 1 milione di persone che sono nella fase che precede la demenza. A queste persone si associano circa 3 milioni di caregiver, ovvero personale che è interessato all’assistenza, come familiari o badanti.
A che punto è la ricerca farmacologica?
La ricerca è andata molto avanti negli ultimi anni, anche se attualmente non c’è ancora una terapia farmacologica. Negli scorsi anni ci si è concentrati molto sui farmaci anti amiloide, che è una proteina tossica che si accumula nel cervello e può essere una delle cause, ma oggi sappiamo che non è l’unica. Questi farmaci possono avere un effetto di rallentare la malattia solo nella fase precoce e solo nel 10-15% dei casi. L’Ema (agenzia europea del farmaco) non ha ancora dato l’approvazione, perché il rapporto costo beneficio è sfavorevole.
La ricerca è andata molto avanti negli ultimi anni, anche se attualmente non c’è ancora una terapia farmacologica. Negli scorsi anni ci si è concentrati molto sui farmaci anti amiloide, che è una proteina tossica che si accumula nel cervello e può essere una delle cause, ma oggi sappiamo che non è l’unica. Questi farmaci possono avere un effetto di rallentare la malattia solo nella fase precoce e solo nel 10-15% dei casi. L’Ema (agenzia europea del farmaco) non ha ancora dato l’approvazione, perché il rapporto costo beneficio è sfavorevole.
Quindi che armi abbiamo?
Oggi sono sostanzialmente due. Da un lato possiamo contare sui trattamenti psico-sociali, che si utilizzano nei tre reparti dedicati alle demenze delle Residenze Green Park; la ricerca ha dimostrato che l’approccio strutturato sulla persona, permette di rallentare l’evoluzione della malattia e gestire le complicanze ed i disturbi del comportamento, che sono quelli che ci mettono in crisi. Quindi ad esempio i trattamenti di stimolazione cognitiva, ad esempio con sessioni di gruppo che offrono l’opportunità di condividere esperienze e parlare con altre persone con demenza in un ambiente rilassato e di supporto. Si utilizzano poi trattamenti di orientamento alla realtà e trattamenti di reminiscenza, questi ultimi basati sul ricordo di eventi, attività e ricordi passati attraverso l’uso di ausili tangibili come immagini, oggetti familiari del passato della persona, musica e film.
L’altra novità è rappresentata dalla prevenzione. L’ultimo rapporto di Lancet Commission pubblicato nell’agosto 2024 ha detto che il 40% dei casi di demenza si potrebbero prevenire lavorando sui fattori di rischio che sono 14: tra questi la sordità, i deficit visivi ed il colesterolo alto. Quindi la demenza può essere ridotta intervenendo sugli stili di vita e l’isolamento sociale.
Oggi sono sostanzialmente due. Da un lato possiamo contare sui trattamenti psico-sociali, che si utilizzano nei tre reparti dedicati alle demenze delle Residenze Green Park; la ricerca ha dimostrato che l’approccio strutturato sulla persona, permette di rallentare l’evoluzione della malattia e gestire le complicanze ed i disturbi del comportamento, che sono quelli che ci mettono in crisi. Quindi ad esempio i trattamenti di stimolazione cognitiva, ad esempio con sessioni di gruppo che offrono l’opportunità di condividere esperienze e parlare con altre persone con demenza in un ambiente rilassato e di supporto. Si utilizzano poi trattamenti di orientamento alla realtà e trattamenti di reminiscenza, questi ultimi basati sul ricordo di eventi, attività e ricordi passati attraverso l’uso di ausili tangibili come immagini, oggetti familiari del passato della persona, musica e film.
L’altra novità è rappresentata dalla prevenzione. L’ultimo rapporto di Lancet Commission pubblicato nell’agosto 2024 ha detto che il 40% dei casi di demenza si potrebbero prevenire lavorando sui fattori di rischio che sono 14: tra questi la sordità, i deficit visivi ed il colesterolo alto. Quindi la demenza può essere ridotta intervenendo sugli stili di vita e l’isolamento sociale.